GL EFFETTI NEGATIVI DELL`ELIMINAZIONE AL MONDIALE


Il disinteresse momentaneo per il calcio, si abbina all`indifferenza manifestata al ritorno in Patria degli azzurri.
tempo: 34ms
RSS
Milano, 26/06/2014 -


Eppure, il campionato del mondo di calcio continua, così come il pallone, le partite da disputare e la vita che continua il suo naturale giro delle cose. C'è chi piange e c'è chi spera in un sogno. E' tutto normale, legittimo, non fa una piega. In questi giorni di delusioni e tristezze del pallone italiano, presi come siamo dalla malinconia di non vedere più la nostra nazionale al campionato del mondo, ci siamo persino dimenticati di seguire il calciomercato e i sogni fatti sotto l’ombrellone che sono tipici della stagione estiva, sembrano quasi non sfiorarci. La Juve che insegue Morata e Iturbe, il Torino che vorrebbe Sau e si propone per acquistare Quagliarella, il Milan che s’interessa a Dzemaili mentre non sa ancora se Kakà vuole ritornare in Brasile e non sa neppure se vendere Balotelli, la Roma che è alle prese con il nodo Benatia, il Cagliari del nuovo presidente Giulini che ripesca in panchina Zeman per cominciare un nuovo corso, e poi tante altre trattative che non abbiamo più voglia di approfondire.. Un mondo che abbiamo perso di vista, almeno per il momento, per la forte delusione del fallimento azzurro in Brasile. Forse, questo accresce la nostra improvvisa non voglia di pallone, una sorta di rigetto diventato un misto d’amarezza che s’interseca all’abbondanza della visione di calcio. Si chiama distacco, si chiama indifferenza. Già, la stessa indifferenza degli sportivi italiani che nemmeno hanno voluto contestare gli azzurri al loro arrivo all’aeroporto di Milano e di Roma. Un’indifferenza che è eloquente più di mille parole e che ferisce ancor più di un’aspra contestazione. In fondo è una manifestazione civile, una forma disarmante che entra ancor più nell’anima degli atleti che, nonostante i lauti contratti e la ricchezza economica, restano pur sempre degli uomini. Il focus mediatico è sempre Balotelli, nel bene e nel male di ogni discorso, di ogni fatto positivo o negativo. C’è una spaccatura forse insanabile nel gruppo della nazionale, tra lui e la vecchia guardia formata da Buffon, Pirlo, De Rossi, Barzagli. E c’è pure chi si schiera da una parte e dall’altra, in un continuo andirivieni di colpe che non fanno il bene di nessuno. Prandelli ha certamente sbagliato a creare la squadra attorno a Mario Balotelli, (questo l’abbiamo già detto), perché lui, semmai, doveva essere uno dei tanti e non il cardine di ogni situazione. Lui non è Messi e neanche Neymar, lui non è il campione che farà mai la differenza. Sì, perché a questo ragazzo dalle indubbie qualità tecniche, manca e mancherà la testa, l’equilibrio comportamentale, la prestazione che non sarà mai supportata dalla continuità, ma che sarà sempre soggetta all’ansia da prestazione. Forse Prandelli si è sentito tradito, perché aveva creduto in Balo soprattutto dal punto di visto umano, ed era convinto nella sua completa maturazione di uomo e atleta. Così non è stato, perché attorno a lui si è creato un polverone tale da far saltare i sacri equilibri da spogliatoio. Certo che quella maledetta partita del 24 giugno 2014, giocata a Natal alle ore 13, 00 in Brasile (ore 18,00 in Italia) sarà ricordata per sempre, nel bene e nel male del suo significato. Nel bene, perché ha tirato fuori verità a lungo sommerse, e nel male per una eliminazione che per lungo tempo brucerà ancora.

Salvino Cavallaro    





Salvino Cavallaro